Sogus Genesio

SOGUS GENESIO
NOME SOGUS GENESIO
NATO A ARBUS
IL 1935 /22-10-2001
RUOLO DIFENSORE/ALLENATORE
ALTEZZA cm.
PESO kg.
GENESIO SOGUS

Genesio Sogus, scomparso il 22ottobre 2001 a causa di una grave malattia, originario di Iglesias  giocatore dalle doti indiscutibili nella Nuorese degli anni Sessanta ed  allenatore della Nuorese.  Ha guidato la compagine barbaricina negli anni 70, e nel 1996. Allenatore stimato e apprezzato per le sue capacità sia tecniche che umane,dopo aver giocato nel Monteponi ha vestito la maglia della Nuorese fino alla fine della sua carriera di giocatore. Come tecnico ha guidato, oltre ai verdeazzurri molte società fra le quali l’Attilia, Dorgalese, Atletico Nuoro, Supramonte, Siniscola, Montalbo, Irgolese e Fonni, è stato selezionatore provinciale allievi. Nella sua carriera ha sempre preferito lavorare con i giovani, era un grande trascinatore per i ragazzi che guidava, questa dote gli ha permesso di ottenere numerosi successi nei tanti paesi in cui si era trovato ad allenare.

Nicola Uras redazione

UN CAPITANO DENTRO E FUORI DAL CAMPO

ERA UNA ROCCIA dice il figlio Massimiliano. A scorrere la rassegna stampa che documenta le gesta della Nuorese ai tempi d’oro, viene fuori un immagine di Genesio Sogus come marcatore stretto,  Di quelli che non passano nè la palla nè l’uomo. Allora si giocava al calcio con grande agonismo. Ci si credeva. Ci si sacrificava per la squadra che era l’immagine della gente in campo ma anche di una città e di quanti a questa cittadella calcistica guardavano come a un segno di Sardegna migliore. Erano gli anni 50 e 60, quando la Nuorese segnava e faceva anche sognare. I giocatori venivano pagati 25mila lire I locali e 60mila lire gli stranieri.  Genesio Sogus venne da straniero ma diventò presto nuorese per il calcio e per la vita di tutti i giorni, anche se mai tradì le sue origini sulcitane. Dire NUORO era allora più che oggi una dimensione del monto. la quarta serie in cui militava la squadra, agli inizi degli anni 60, comportava trasferte, significava dover attraversare il mare dopo un viaggio altrettanto estenuante per arrivare all’imbarco ad Olbia.  “TRASFERTE IN NAVE LUNGHE OLTRE 24 ORE” ha scritto Pietro Rudellat, il giorno della morte di Sogus, ma, Genesio “Gimmi” lo chiamavano, mai che abbia marcato visita.  Sarebbe stato come tradire. Era il capitano. Ricordo un episodio di quando Genesio iniziò ad allenare gli Allievi. Si giocava nel campetto di Monte Gurtei. Oltre i bordi del campo, protetti dalla recinzione, un gruppo di tifosi della squadra avversaria  gettava improperi contro sos nugoresos. Durò tutto il primo tempo. All’inizio del secondo, il gruppo si era zittito. perchè nell’intervallo, Genesio, di poche parole, si presentò loro come quella roccia che ben conoscevano gli avversari in campo. Solo che quella volta era solo, uno contro tutti. Un episodio che nella sua minimalità racconta molto del giocatore, del tecnico (allenò la Nuorese nel 1981.82 con Pasquale Catte presidente) e dell’uomo.  Dice la sua scheda nel sito internet (www.nuoresecalcio.com) che era un “giocatore dalle doti indiscutibili, stimato e apprezzato per le sue capacità sia tecniche che umane” sempre giocò e visse con la passione del coinvolto.

2003  Natalino Piras  la Nuova Sardegna 

IL MEDIANO DI TANTE BATTAGLIE

Ci sono persone che si identificano agli occhi degli altri per la loro arte, quello che hanno saputo fare. Magari una sola cosa, però fatta bene. Una vita vissuta in maniera totale. Una vita da calcio, per esempio. Quello naturalmente di altri tempi.

Per Nuoro e i Nuoresi molto valgono i mitici anni 50 e 60, quando Giannino Devoto era presidente dei verdeazzuri, i colori sociali della squadra cittadina per eccellenza. Giocava anche l’Attilia, ma più contava la Nuorese. Gran signore il Cavalier Devoto, “Lui e il Ragioner Bernard” ma c’erano anche altri, i giocatori, gli allenatori, le persone.

In questa dimensione 46 anni di calcio non sono pochi. Un’intera esistenza. Li visse Genesio Sogus, nato ad Arbus nel 1935 e morto a Nuoro nel 2001. Non sono pochi se servono a dire di una persona e di una città,  ancora altre città e paesi. Ci sono nella vicenda umana di Genesio Sogus storie che non riguardano i campi di gioco. Tutte comunque al calcio ritornano. Per quanti lo conobbero, Genesio ebbe passione, stile, una maniera di essere per sè e per gli altri. “Una vita da mediano” suggerisce Tonino Pira che lo conobbe, rieccheggiando Ligabue, mettendo in uno quel ruolo con l’altro che fu di terzino/mastino. Genesio Sogus fù giocatore e allenatore.

“Babbo era il tipo che a fine partita parlava con i giocatori” cosi dice con dedizione filiale Massimiliano Sogus. Ma lo potrebbero sostenere tutta la città e molte altre persone dell’intera provincia. Genesio, con i ragazzini che gli toccò allenare, una volta smesse le sue, di scarpe bullonate.  Fù “maestro di tecniche di gioco e di vita”. 300/400 ragazzi che ancora giocano a calcio gli debbono qualcosa se non altro se li portava in giro in Sardegna e in Continente. Pretendeva, ma sapeva sopratutto dare. Era un grande preparatore atletico. Fece il tecnico per l’Atletico Nuoro, a Fonni, Irgoli, Dorgali, Orgosolo. Siniscola. Iniziò ad allenare negli anni 70 le giovanili della Nuorese. Fù anche per 10 anni selezionatore provinciale degli Allievi oltre che insegnare i fondamentali aveva una tecnica tutta sua. Bastava una mirata. aveva girnta e carisma. “Io ci ho naso” diceva di se con autoironia, rimarcando una sua caratteristica, il tratto che lo faceva assomigliare in maniera straordinaria a Nicola Arigliano. Che pure disse una volta che venne a Nuoro e incontrò Genesio ” Lei ci perde ad assomigliarmi. E’ molto più giovane”. S’homine quando vale lo si ricorda per la simpatia, per il sapere stare nel mondo.

2003  Natalino Piras  la Nuova Sardegna 

“GRAZIE PER QUELLO CHE MI HAI DATO”

Un tuo caro amico tempo fa ha detto che eri un uomo speciale. Penso che avesse ragione,eri unico come unici erano il tuo profilo e il tuo nome, Genesio “Gimmi” per gli amici. Il giorno che sei andato via, guardando fuori dalla finestra dell’ospedale in una giornata limpida e piena di sole, il mio sguardo è caduto inevitabilmente sul Quadrivio nitido davanti a me, l’erba verde rasata di fresco e le linee da gioco appena tracciate. Come in un film ho rivisto decine di fotografie scattate in quello ed in altri campi in giro per l’Italia. Foto di formazioni storiche,di azioni da gioco, foto di tifosi, di compagni di squadra, di amici, da Catte a Tartara, da Stellino a Loi, Cusma, Zaccheroni, Frogheri e tanti altri. Una cosa a prima vista vi accumulava tutti: era il sorriso e la spensieratezza di una gioventu’ bellissima e piena di voglia di vivere. Quella stessa voglia di vivere che hai trasmesso ai tuoi calciatori e che non ti ha mai abbandonato fino all’ultimo giorno. Quella voglia di vivere che ti è rimasta anche dopo la perdita del tuo caro Ivan. Non eri il tipo che parlava molto,bastavano a volte un tuo sguardo,un sorriso,una battuta per far capire più di molte parole. Mi mancherai tanto caro Babbo,come credo che mancherai ai tuoi amici,ai tuoi compagni di squadra e a tutti i tuoi “allievi” come li chiamavi sempre tu,anche se ormai tanti hanno i capelli bianchi:per te erano sempre i tuoi ragazzi. Ed è con una loro foto che ti voglio salutare. Grazie per tutto quello che mi hai dato.   Massimiliano, tuo figlio

Tifosi mobilitati oggi per la partita di Coppa Italia tra il Cagliari e l’Ascoli

Urlo antico: «Ajò, Casteddu»

Quando Genesio Sogus marcò Riva e Boninsegna


«Ricordo di quella volta che mi toccò marcare prima Boninsegna e poi Riva. Io ero bravino di testa e spesso riuscivo ad anticiparli. Loro? Beh… un po’ si stizzivano».
Genesio Sogus ha respirato l’odore acre dello spogliatoio da quando era poco più che un ragazzetto di belle speranze. Vecchia gloria della Nuorese, una vita passata nel calcio prima da giocatore (tredici anni passati nelle file dei verdeazzurri) poi da allenatore. Oggi c’è Cagliari-Ascoli di Coppa Italia allo stadio di Nuoro, e i ricordi di Genesio volano veloci, percorrendo i sentieri del tempo. Erano gli anni tra il ’67 e il ’68 quando nell’arena polverosa (allora si giocava ancora sulla terra battuta) di un Quadrivio stracolmo di gente arrivava la “banda” Scopigno per la classica partita amichevole contro la squadra locale. Quello che affrontava lui era il mitico Cagliari di Rombo di Tuono e Nené, di Gori e Albertosi. Una squadra che di lì a poco avrebbe vinto l’unico scudetto della sua storia mettendo in fila tutte le società dell’aristocrazia calcistica italiana, riscattando l’orgoglio di un’intera isola. «Erano giocatori dalla forza atletica impressionante e dotati di tecnica sopraffina, veri e propri trascinatori». E dire che Sogus, nuorese d’adozione ma nato ad Iglesias, in quel Cagliari avrebbe anche potuto giocarci. «Era il 1960 io giocavo nella gloriosa Monteponi di Iglesias. Con il presidente del Cagliari che all’epoca era Rocca c’era già un accordo, tutto però saltò per colpa del servizio militare. Mi prese la Nuorese di Devoto e l’anno successivo ci fu una nuova trattativa con i dirigenti cagliaritani. Sembrava la volta buona ma per una questione di soldi non se ne fece nulla». Ti guarda Genesio mentre la sua mente va indietro negli anni, focalizzando i flash-back, riordinandoli con nostalgia. «Nei primi anni settanta allenavo la rappresentativa sarda allievi, segnalai ai dirigenti della Nuorese un giovane che all’epoca giocava nella squadra dei vigili urbani di Cagliari, si chiamava Pietro Paolo Virdis». Il segretario della società barbaricina Francesco Bernard si lasciò convincere da Sogus e sborsò tre milioni e seicento mila lire per prendere quel giovanotto promettente. Quell’anno Virdis giocò in amichevole contro il Cagliari e fece due gol ad Albertosi. La partita finì due a due e l’anno dopo Virdis venne acquistato dalla società rossoblù per una cifra ben superiore. «Parecchi milioni» conferma Sogus. Questa sera il Cagliari giocherà per la prima volta nella sua storia una partita ufficiale a Nuoro, Coppa Italia contro l’Ascoli appunto. Genesio non se la perderà di certo. «Andrò di sicuro» dice, mentre il suo sguardo sornione per un attimo si illumina pensando a quei palloni rubati dalla testa di Riva. Pasquale Catte era suo compagno di reparto nella Nuorese e, anche lui, ha affrontato i campioni rossoblù di una volta: «Ricordi bellissimi, indelebili. Quando mi trovavo di fronte a quei mostri sacri mi emozionavo maledettamente. Era un onore affrontarli». Tornerà dal mare per non perdersi questa serata Catte, che, da presidente dell’Associazione vecchie glorie, organizza spesso partitelle di beneficenza contro gli ex campioni del Cagliari. «Nomi come Gigi Piras, Brugnera, Tommasini con i quali teniamo ancora ottimi rapporti». «D’altronde – precisa Catte – tutti i sardi tengono al Cagliari come alla propria casa. I rossoblù restano un punto di riferimento imprescindibile per il movimento calcistico isolano».


Al Cagliari Club nuorese intitolato a Massimo Cellino invece c’è grande fermento. «L’entusiasmo è alle stelle – dicono l’ex presidente del club Silverio Nanu e quello attuale Pietro Camarda – ci saranno tutti i tifosi rossoblù della provincia. Saremo tantissimi, anche perché un’occasione così non capita più. Se stiamo preparando qualcosa di particolare? Il solito tifo appassionato e lo striscione che esponiamo ogni domenica al Sant’Elia». Richieste di biglietti da ogni angolo della provincia quindi, ma non solo. «Sono venuti a cercare biglietti anche alcuni tifosi ascolani in vacanza in Sardegna» fa sapere Camarda. Perché l’evento di questa sera si svolga in una degna cornice il presidente della nuorese Ignazio Secchi e i suoi collaboratori non hanno fatto praticamente vacanze. «Quando Cellino ci ha chiesto se eravamo pronti ad ospitare una partita del genere – dice Secchi – non abbiamo avuto dubbi». Lui e i suoi collaboratori si sono rimboccati le maniche e hanno rinunciato alle ferie. «È da un mese che ci stiamo preparando. Vogliamo che la città faccia bella figura, che la gente che verrà dal cagliaritano e dai paesi vicini possa dire Nuoro ci ha accolto bene, questa è la cosa più importante aldilà dell’evento sportivo». E dal punto di vista calcistico? «Sarà l’occasione per far sventolare anche le nostre bandiere, – commenta Secchi – speriamo che i nostri tifosi si accorgono che c’è anche la Nuorese e soprattutto che se lo ricordino in futuro». Qualche problema ci potrà essere per il traffico e i parcheggi, anche se verranno organizzate aree di sosta alla periferia della città.
Tutto sembra essere pronto per l’invasione pacifica degli appassionati rossoblù quindi. Un’occasione per rilanciare anche l’immagine della città. A meno che qualcuno non preferisca accogliere i turisti-tifosi a colpi di cartelli con su scritto “chiuso per ferie”.

Nuoro17 agosto 2000

Massimo Ledda da L’Unione Sarda

vista l’album dei ricordi di Genesio Sogus <

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